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LEONCILLO LEONARDI

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Biografia

Leoncillo Leonardi (Spoleto, 1915 – Roma, 1968) è considerato uno tra i più grandi scultori del XX secolo, tra i massimi rappresentanti dell'Informale.
L'arte di Leoncillo è caratterizzata da un espressionismo accentuato e coraggioso, in quanto affidata a un materiale colorato e precario come la ceramica che, superato il livello figurale di superficie, libera la creatività autonoma della materia, consentendole di dispiegare ritmi a un tempo organici ed inorganici che celebrano un motivo primario di vitalismo materico, ricco e corposo nel risultato. Vissuto ai margini di quella Scuola Romana, che influenza molte delle sue prime opere di soggetto mitologico e onirico affrontate con uno stile neobarocco ed espressionista, ben presto Leoncillo si trasferisce a Umbertide (Umbria, nel 1939) dove perfeziona le conoscenze tecniche sui materiali ceramici. Qui Leoncillo riprende l'antica tecnica della ceramica smaltata e policroma, facendone un elemento chiave della sua arte in cui il rapporto tra materia e colore gioca un ruolo fondamentale.
Nel 1944 partecipa a una grande mostra alla Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma. Poco dopo l'avvio della sua carriera, espone alla VII Triennale di Milano a cui partecipa su invito di Gio Ponti e dove tornerà nuovamente nel 1947, dopo aver firmato, un anno prima, il manifesto della Nuova Secessione Artistica Italiana (1946) con un gruppo di dieci artisti - tra cui Antonio Corpora, Renato Guttuso e Giulio Turcato – che prende il nome di Fronte nuovo delle arti. In questo periodo la sua produzione si caratterizza per un gusto neocubista di derivazione picassiana, fatta di forti contrasti e di superfici aggettanti. A partire dal 1948 è protagonista per ben sei edizioni de La Biennale di Venezia (1948, 1950, 1952, 1954, 1960, 1968), dove nel 1954 gli viene dedicata una sala insieme a Lucio Fontana. Sono gli anni delle mostre al Victoria and Albert Museum di Londra, all'Italian House di New York, alla Royal Scottish Accademy di Edimburgo. Nel 1949 ha luogo la sua prima mostra personale a Firenze, curata da Roberto Longhi in cui espone una ventina di opere.

 

Gli anni '50 sono un periodo cruciale per Leoncillo non solo perché partecipa a tutta una serie di mostre e di manifestazioni internazionali, tra cui: Italy at work, New York (1950); Italienische Kunst der Gegenwart, Monaco di Baviera (1950); Nutida italiensk Konst, Stoccolma (1953); Arte italiana e contemporanea, Madrid (1954); Première Biennale Mediteranée, Alessandria d'Egitto (1954) e la già citata Biennale di Venezia del 1954; ma anche perché lo stesso Longhi oltre a curare una sua monografia, edita da De Luca (Roma), presenterà un'altra personale di Leoncillo, composta da ventidue sculture e bassorilievi in terracotta eseguiti tra il 1939 e il 1954, che annunciano la svolta informale dell'artista. In quell'anno il Museo di San Paolo acquista una sua scultura e nel 1955 vince il concorso per il Monumento ai Caduti di tutte le guerre di Albissola Marina, realizzato poi nel 1957 su un largo basamento spoglio con immagini a bassorilievo disposte, staccate, in una composizione rotta e frammentaria, dove la figura si fa spazio allontanandosi definitivamente dalla geometrizzazione cubista. Sempre nello stesso decennio esegue per il comune di Venezia il Monumento alla partigiana veneta, realizzato in due copie: una scultura verrà posizionata ai giardini napoleonici nel Sestiere di Castello su basamento di Carlo Scarpa e sarà distrutta nel 1961; l'altra, dopo essere stata presentata nel 1955 alla VII Quadriennale Nazionale d'Arte di Roma, verrà acquistata dal comune di Venezia ed è a oggi conservata al Museo di arte moderna di Venezia - Ca' Pesaro.

Tra la fine degli anni '50 e durante il corso degli anni '60 Leoncillo si dedica alla sperimentazione ed esegue una serie di “tagli” di “fratture”, ammassi verticali di grès o terracotta, sui quali l'artista opera dei tagli che, come scavi nel terreno, rivelano gli aspetti nascosti della materia: le crepe di rottura, i grumi, le sedimentazioni, gli assestamenti. Nel 1967 realizza, in collaborazione con l'architetto Leonardo Ricci, un pannello decorativo per l'Esposizione Universale. L'anno seguente, Leoncillo mancherà improvvisamente a Roma. Scrive di lui, Alberto Moravia: «La scultura è l’arte per eccellenza dell’uomo; lo scultore, uomo, crea un altro uomo di cui si può fare il giro, che è fatto a stretta somiglianza dell’uomo. Ma Leoncillo ha prestissimo superato le prime posizioni naturalistiche, obbligatorie per ogni artista serio, poiché l’artista è, prima di tutto, un imitatore della natura. [...] Ma oggi Leoncillo, sempre più scavando nel fondo della sua ispirazione, pare tendere ad un raccoglimento e ad una semplificazione che lui, nei suoi discorsi sull’arte, chiama astrazione. Sono le cose sue migliori» (Alberto Moravia, presentazione in catalogo della Prima Mostra del Fronte Nuovo delle Arti, Milano 1947). La fama di Leoncillo non si arresta e durante gli anni Novanta le sue opere sono presenti in diverse mostre tra le altre: Qu'est-ce que c'est la sculpture moderne? al Centre Pompidou di Parigi (1986); Memory of the future. Italian Art from early avant-garde to post-war al Museo Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía (1990-91), realizzata in collaborazione con Palazzo Grassi dove la mostra sarà poi trasferita; e tra il 1994-1995 le sue sculture sono esposte nella mostra Italian Metamorphosis 1943-68, curata da Germano Celant, al Solomon R. Guggenheim di New York

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